La mostra, che comprende circa 50 dipinti di Ognibene e una grande installazione di Geraci, rivisita la Shoah e la memoria dell’ebraismo nella specificità del linguaggio dei due artisti: pittore di poetiche e allusive filigrane iconiche, Ognibene da anni intreccia la memoria della Sicilia contadina con le radici tenaci dell’ebraismo siciliano, in un itinerario complesso e stratificato (anche autobiografico) attraverso temi e simboli delle civiltà mediterranee. Geraci, che interroga nella sua pratica di scultore tecniche e materiali diversi, ha allestito una scena di frammenti tragica e silenziosa che riannoda la presenza pudica di corpi e oggetti al dramma indicibile dell’olocausto.
- Vincenzo Ognibene (Termini Imerese, 1947), è una delle figure più rappresentative singolari del panorama artistico siciliano. Architetto di formazione, ha letto la geografia del paesaggio siciliano nella sua complessità antropologica e memoriale in una pittura di segni che si richiama alla grande tradizione novecentesca.
- Manlio Geraci (Palermo, 1949), architetto e restauratore, esplora da anni le proprietà insieme tattili e simboliche delle tecniche proprie della scultura, dalla terracotta al gesso, dal mosaico alla pietra, distillando ogni volta la specifica spiritualità formale in un processo esecutivo che è riconoscimento della memoria del gesto e della materia.
Aperto dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 18.00 alle 20.00 - Chiuso il Lunedì
Ingresso gratuito